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Cofi grato in fen mi piove

Ch' Ambrofia e Nettar non invidio à Giove:

Or quefto che ftillò d'all' uve brune

Di vigne faffofiffime Toscane

Devi, Arianna, e tien da lui lontane
Le chiomazzurre Najadi importune;
Che, faria

Gran follia

E brutiffimo peccato

Bevere il Carmignan, quando è inacquato.

Chi l'Acqua beve

Mai, non riceve

Grazie da me:

Sia pur l'acqua o bianca, o fresca

O ne' Tonfani fia bruna:

Nel fuo amor me non invefca,

Quefta fciocca ed importuna
Quefta fciocca, che fovente
Fatta altiera e capricciofa
Riottola ed infolente

Con furor perfido e ladro
Terra e Ciel mette à foqquadro.
Ella rompe i ponti e gli argini
E con fue nembofe afpergini,
Sui fioriti e verdi margini
Porta oltraggio à i fior più vergini;
E l'ondofe fcaturigini
Alle moli ftabiliffime

Che farian perpetuiffime
Di rovina fon origini.
Lodi pur l'acque del Nilo
Il foldan de' Mammalucchi
Ne l'Ifpano mai fi ftucchi
D'innalzar quelle del Tago;
Ch' io per me non efon vago.
E fe à forte alcun de' miei
Foffe mai cotanto ardito,

2 5

Redi.

Che

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Che beveffene un fol dito,
Dimia man lo ftrozzerei.

Vadan pur

vadano à fuellere

La Cicoria e Raperonzoli

Certi magri Mediconzoli,

Che coll' acqua ogni mal penfan di espellere.

Io di lor non mi fido,

Nè con effi mi affanno,

Anzi di lor mi rido,

Che con tanta lor acqua io fo ch' egli hanno
Un cervel cofi duro e cofi rondo,

Che quadrar nol potria. nè meno in pratica
Del Viviani il gran faper profondo

Con tutta quanta la fua matematica.

Quali ftrani capogiri

"

D'improvifo mi fan guerra?
Parmi proprio, che la terra
Sotto i piè mi fi raggiri.

Ma fe la terra comincia à tremare,
E traballando minuccia difaftri,
Lafcio la terra, mi falvo nel mare.
Vara vara quella Gondola
Più capace e ben fornita,
Ch'è la noftra favorita,
Su quefta Nave

Che tempre ha di cristallo

E pur non pave

Del mar crucciofo il ballo,
Io gir men voglio

Per mio gentil di porto,

Conforme io foglio

Di Brindisi nel porto;

Purchè fia carca
Di brindifevol merce

Questa mia Barca.
Su voghiamo
Navighiamo

Navighiamo infino à Brindisi,
Arianna, Brindis, Brindifi!

1

Oh

Redi.

Oh bell' andare

Per barca in mare

Verfo la fera

Di primavera!

Venticelli e fresche aurette
Dispiegando ali d'argento
Sull' azurro pavimento
Teffon danze amorofette,

E al mormorio de' tremuli cristalli
Sfidano ognora i Naviganti à i balli.
Su voghiamo,
Navighiamo,

Navighiamo infino à Brindifi:
Arianna, Brindifi, Brindifi.

E fe à te Brindifi io fo,

Perche à me faccia il buon pro,
Ariannuccia, vaghuccia, belluccia,
Cantami un poco e ricantami tu
Sulla Mandòla la cuccurucu,
La cuccurucù

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In quel vetro, che chiamafi il Tonfano

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Scherzan le Grazie e vi trionfano.

Ognun colmilo, ognun votilo!
Ma di che fi colmerà?

Bella Arianna, con bianca mano
Verfa la Manná di Montepulciano.
Colmane in Tonfano e porgilò à me!
Quefto liquore, che fdrucciola al core,
O come l'ugola e baciami e mordemi!
O come in lacrime gli occhi difciogliemi,
Mene ftrafecolo, mene ftrabilio,

E fatto eftatico vo in vifibilio.

Onde ognun, che di Lieo
Riverente il nome adora

Afcolti quefto altiffimo decreto,
Che Baffareo pronunzia e gli dia fè:
Montepulciano d'ogni Vino è il Re!

A cofi lieti accenti

D'edere e di corimbi il crine adorne
Alternavano i vanti

Le feftofe Baccanti.

Ma i Satiri, che avean bevuto à ifonne
'Si fdrajaron fall' erbetta

Tutti cotte come Monne,

Baruf

1

Baruffa I d i.

Auch folgender Dithyrambe von Girolamo Baruffale di, Erzpriester zu Ferrara, geft. 1730, wird von den Landesleuten des Dichters sehr bewundert. Der Inhalt ist der Triumph des Bacchus; und die Veranlassung des Gedichts war eine große Maskerade zu Ferrara, während des Karnevals, welches im J. 1710, nachdem es mehrere Jahre hindurch war ausgesezt worden, auf Veranstaltung des Viceles gaten Giustiniani wieder eröffnet wurde. An novis verbis de volutis fehlt es auch hier nicht; und ich denke, es ist an dies fen drei Proben genug, um das Charakteristische dieser Gatz, tung daraus zu beurtheilen; sonst könnt' ich ihrer aus dem Chiabrera, Magalotti, u. a. mehrere geben.

Fin che tien fcettro reale
Carnevale,

Che ogni trifto umor difecca,
Su fi voli alla Giovecca

A far corte al Baccanale.

Sulla ftrada arcireale

Giufto è ben che un dì ritorni
Il feren de' prifchi giorni

Il Girar del Baccanale.

E gia mercè colui che noi governa,
Mercè colui che impera, ecco dell' anno
L'aureo costume i lieti giorni alterna,
E l'età prime rifiorir fi fanno,
Gia fotto 'l vel d'obblivione eterna
Sta le memoria del fofferto danno,
E in lui, che rafferena ovunque mira
La gran donna del Po lieta refpira.
Ecco la dal bel boschetto
Ombrofetto
Vago oftello

Di Lifargo paftorello,
Spunta fuor in ordinanza
Tutta in danza

La

Baruffaldi

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