6 6 6 6 6 6 6 6 PROLOG O.. Qche Marco à quer din mano UANDO fi legge à qnel buon tempo antico, Si bel Teatro fece, & bella Scena, Che fù di vetro, & fù parte Tanto s'affaticar quei buoni ingegni ; E al buon Scipio African piacqu' ella tanto' Però l'Autor confi lerando questo, Non vi lascian veder l'onde del Tebro: Ch' or la Rotonda ha nome: piu la sono Le Terme, e'l Collifeo, & gli Obelifchi; E altri veftigi di edifizi antiqui. Questo è quel fortunato almo Terreno Ch'i Camilli, i Marcelli, i Scipioni, Silenzio ftiate ad ascoltar attenti, ATTO PRIMO. SCENA PRIMA. RIBI FAMIGLIO. ON accade dir altro: fe vi piace A fervir alcun medico del mondo In vita mia, che'l canchero mi mangi. Che veramente n'ha tanto fofpetto, Che pe'l martel ch'egli ha di sua mogliera :^ SCENA SECONDA. TRUFFA RUFFIANO, BRUNELLO SBIRRO. C "OME ti dico, io fui tempre rubaldo 'Dal di che nacqui: & la mia arte è questa Di giuntar quefto, & quello: & di tenere Le femine à guadagno: & di rubbare Cio che poffo rubbar, quando mi veggo |