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RQ, Guardare a la vergogna, al grave danno,
Che ne puo riuscir, FA, Ch'oggi fi-bella
Occafion lasci, ch' ho bramata tanto,
Et tanto tempo } TR. Questo non è tempo
Da perder meer Faufto; andian pur verfo
Cafa mia, FA, Andian; ch'ivi di quefto in
fieme

Parlar potremo più diffufamente.

TR. Offervatemi poi la promessa,

RO. Tocca pur quella corda, FA. O Truffa mig.
RO. Vi trufferà per Dio cotefto Truffa.

FA. Truffa mio dolce. RO. Sarà al finʼamaço.
FA. Truffa mio caro non potrei mai dire

Quanto mertiate, RO, Direll'io per voi s
Ei merita un capefro. FA. Non tardiamo.
RO, Io ch' ho da far? FA. Volete ehe coftui

Venga con noi ? TR. Che volete far dietro
Di quefta beftia; che non fa far' altro,
Che cicalar' a ufo? RO. Ho poco cara
La voftca compagnia; perche ne poffo
Guadagnar poco. TR. Lafciatelo andare
A cafa co'l mal'an che Dio gli dia;
Ma che non canti ? FA. Vanne Rospo à ca-
fa;

Fa che con Vom del mondo mai non parli
Di questa cosa, RO, Pur omai dovete
Saper come son fatto. FA. So che fusti
Segretiffimo fempre, RØ. Vi ricordoj.

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Che voi non vi lafciate ufcir di mano

Quella berretta. TR. Non cianciar piu beftia; Va co'l Diavol che ti porti. RO. Ah barro Io mifbatteggiarei, fe non credeffi

Di vederti fra un mefe a Tor di nona Pender pe'l collo, FA. Non gli date udienza Andiam à fare'l fatto noftro. TR. Andiamo.

SCENA QUARTA.

PE

ROSPO SOLO.

Er certo quanto piu penfo, & confidere Questo mondo è come'l proverbio dice Una gabbia da matti; ogni uno è matto; Ogni uno ha la fua forte di pazzia ; Chi pecca in una, & chi in un'altra cofa ¿ Infin fiam tutti pazzi; & chi fi tiene

Il piu favio è il piu matto; ogni un fi crede D'aver piu ingegno, & cognizion de gli al

tri;

Ogniun vede i difetti del compagno
Ne vede i fuoi ; ne fe fteffo conosce;
Io dico quefto ; perche il mio patrone
Mi grida fempre, ch'io fono una beftias
Come egli fuffe'l favio Salomone,
Et non poteffe errare ; & non s'accorge
Ch'è pazzo piu di me; poi che fi lascia

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Da un Ruffian, da un trifto, da un rubalde
Che non vide mai piu, con frafche e ciancie
Menar come un bel buffalo pe'l nafo:
Ben me ne duol: ma poi che cofi vuole
Lofi abbia mi fa peggio, che quel trifte
Gli trarrà da le man quella berretta:
Che questo è il fuo difegno: ma fue dannog
Pur che non gli intravegna ancora peggio:
Quefte femine infin, & quefto amore
Søn la cagion di tutti quanti i mali;
Ma fuffe de le femine ogni un vago,
Come fon io: che non farebbe al mondo
Amor, ne fi farian quefte pazzies
Ma l'amor inio, l'innamorata mia,
Il mio bene è la botte del buon vino:
Ella almen mi fa star tutto di allegro:
Ch'amor tien l'Uom sempre'n fofpiri e'n pian

to.

SCENA QUINTA.

BRANDONIO SOLDATO. TRINCHETTO RAGAZZO.

R fia lodato Dio, che fani, & falvi
Siam giunti à Roma, TR, Ditemi Si

OR

gnore

Vi fofte voi mai piu? Signor mio senza
Signoria, BR, Mille volte; ma tra le altra

Vi fui al tempo di Borbone; quando
Fù meffa a facco. TR. Eravate voi dentro
O pur di fuor? ch'i voftri pati fempre
Stanno di fuor, BR Io ftavo con Borbone.
Ero il fuo favorito: non faceva

Un paffo senza me: non facea cofa

Senza il configlio mio. TR. L'ho udito dire:
Ei mente per la gola. BR. Io ero'l primo
Capitan ch'egli aveffe: io comandavo
A tutto quello effercito: à la gente
Da piedi, & da cavallo; a i capitani,
A i colonelli, a tutti quanti. TR. Il credo:
Che tu fia una gran beftia. BR. Io ero fem-
pre

Il primo ad appiccar la fcaramuzza

Con gli nemici, TR Co'l vafel del vino,
BR. Et a menar le man gagliardamente.
TR. A tavola. BR. Facea cofe ftupende

Con questa roncha in man. TR, Con la fco
della.

BR, Fai'l primo à faltar fopra le mura s

E'l primo a intrarvi dentro. TR. So che
fete

Il primo fempre quando fi combatte :
A moftrar le calcagna. BR. N'amazzai
Quel giorno piu di cento. TR, Dei pidocchi
Ch'egli ha ne la camiscia : o de i piattoni

Ch'ha ne la barba, BR. Che di tu di baba ? TR. Ch'avete bella barba: & ben moftrate

D'effer valente come fete. BR. O quante
Altre gran prove ho fatte ch'or non dico,
Che non é tempo: a Tunifi che feci

Di Barberia che feci ancho a Vienna,

?

In Ungheria? non prefi non vccifi Un numero infinito di quei Turchi Con quefta fpada? TR. Non ha tanta forza Ch'uccideffe una pecora, BR. Ho fi grande Animo, ho tanto cuor, che certo è troppo. TR, E piu vil d'un coniglio. BR, Dimmi un poco Conofci tu quel ruffian poltrone

Ch' ha nome'l Truffa ch' avea meco ftretta
Amicizia in Vinegia? TR, Quel ghiortone,
Quel barro? fe'l conosco eh : cofi fufse
Su un par di forche, & tu gli fuffi appresso,
BR. Tu fai che mi fidava piu di lui,

Che d'Uom del mondo: & come poi da fezze
M'affaffinò il rubaldo; che mi tolfe

La cappa

di rofato bella, & nuova,

E una berreta ; & menò via la Gianna;
Ch'io tenevo à mia posta. TR. T'avess'anco
Tolta la vita pecoron. BR. Che dici?
TR. Che quella Gianna era la vostra vita.
BR. Era per certo tutto'l mio conforto :

Tutto'l mio bene: e'l ladroncello e'l ghiotto
Seppe far fi con chiacchiare, & con ciancie,
Che la fece fuggir segretamente

Un giorno ch'io non me n'accorfi, TR. Sollo. BR, Altra cagion che quefta non m'ha fatto

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