Venire'n quefta terra: che fo certo Che quel rubaldo è qui ? TR. Come'l fapete? BR. Un certo amico mie ch'a di passati Venne da Roma: & molto ben conosce mo, Mi par gia di vederlo tutto pefto; Et tutto fangue in terra. BR. Darà effempio Da fcacciate. BR. Ma andiam pur a la prima to: Andiam verfo la piazza di fan Piero, Il fine del fecondo Atto. ATTO TERZO. SCENA PRIMA. TRUFFA RUFFIANO, FAUSTO AMANTE. O Rsu m'avete intefo meffer Faufto: un Fate pur un buon animo: ponete Di rado anzi non mai fa cofa buona: A ritrovarla : & non perdete'l tempo S'oggi ftringo io quella fi bella mano. TR, Quella barba pofticcia, ch'io v'ho concia, Sopra la voftras appunto è lunga, & bigia) Come quella del medico: parete Maftro Ermin propio all'abito, all' aspetto i FA, O licto, o dolceo fortunato giorno, Et piu d'ogni altro candido, & fereno Duo begli uccelli l'un giovine, & fciocco SCENA SECONDA. S FAUSTO. NASPA, E mai fufti piacevole, & benigna s Se de lo ftato uman giamai t' increbbe; Se ti muove a pieta priego mortale; O fortuna, afpira oggi al mio disegno: Afpira priego a un amorofo inganno : Fa che profperamente mi fucceda: Fa oggi fpenga quefta ardente fete Co'l dolee umor di nettare, & d'ambrofia Che da la bella bocca efce di Livia; Non effer oggi forda a i giufti prieghi D'uno infelice, & fconfolato amante : Perch'è ben tempo omai trarlo d'affanno. NA. Ah sciaurata me: deh fuss'io morta Meschina me. FA. Voglio ir cofi pian piano Verfo la cafa, NA. O misera, e infelice S'io lo perdeffi. FA. Pur ch'io truovi aperta La porta, che picchiar non mi convegna. NA, Et come potrei piu vivere al mondo Povera fciaurata. FA. Che lamento E quello ch'odo? NA, O pover mio marito O marito mio caro, FA. Ch' ha costei Che grida cofi forte ? NA. Pur ch'io trovi A cafa quefto Medico; ch'intendo |