Ch'è de i miglior di Roma, FA, Ma a fua pof ta: Io vado al mio viaggio. NA, Eccol per Dio; Benche non gli abbia mai parlato, FA. Ma ella Mi vien incontra. NA. Mastro io vengo a voi, Fermatevi, FA, Coftei penfa, ch'io fia Vi voglio venir dietro. FA, Io non potevo re E cagion che vi do quefto faftidio. FA. 'Et che voi tu da me? NA. Son la mogliera Gli venne la maggior doglia di tefta Et far mille pazzie per quella doglie s NA, Come ftafera ? quando ei farà morto? to Venir fra un pezzo; come avrò qui in casa Fatta una mia facenda. NA. Verrò anch'io Con voi in cafa. FA. Non ti voglio meco NA. Se ben credeffi di morir non voglio Spiccarmi oggi da voi. FA. O Dio m'aiuti Per difturbarmi, NA. Voi non rifpondete Questa è difcortefia. FA. Non mi dar noia Da farvene un presente se ne fate Quefto piacer, FA. Perdonami, non posso; NA. Che ricetta mi date? FA. Son contento Di dartene una, orfu fagli un criftero. NA. Come un criftero, s'egli ha male al capo! FA. Io non fo dirti altro rimedio; questo E il miglior ch' abbia ; vanne. NA, M'ucella te? Bella difcrezion. FA. Ma chi potrebbe Patir tanta feccaggine? orfu vanne Brutta afina, NA. Afin voi. FA. Vanne in malora ; Se non che ti : NA. Deh vecchio mentecat to; Che mi minaccia, & non ha tanta forza Ch'amazzaffe un pidocchio. FA. Ah brutea ftrega Io ti farò fentir se piu m'attizzi Che fon forse piu giovine, & gagliardo Per tutta Roma. FA. O Dio chi vide mai NA, Ma che gittar via il tempo, & le parole Dietro a coftui? FA. Che non ti parti dun- NA. Mi vo partir per certo. FA. Farai bene L'infermità L'infirmità di tuo marito, NA, O Dio Vi renda tofto il merito fecondo L'opera vostra FA. Come avrà dormito 193 Non avrà male alcuno. NA. Ve ne incaco. FA. Vanne pur via. NA. Ma che vo far di quefto Segno in man piu? meglio è che glie lo getti (Poi che vederlo non fi degna) a i piedi. FA, Oh, che ti venga il cancaro malvagia Femina. NA. Ch'ei non merita altro premio E'l collo. FA. O pur a l'ultimo fi parte. Come fon giunta a casa. FA. Et ch'è questo Ch'in qua ne viene? NA. O medico rubaldo Macro SCENA TERZA. MACRO PALAFRENIERO. FAUSTO E AMANT E. Ccolo la per Dio: certo gli è desso. Per ritrovarvi: non fete voi mastro Et s'era meffo à tavola à federe |