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GR. Ella è fuggia. FO. Aime, come fuggita? GR, Co'l fuo berton, FO, E dove GR. Fuor di cafa.

Al bordel: valla cerca FO. Livia dunque Non è piu in cafa noftra? GR. E andata via. FO. O me dolente fe cio fuffe'l vero.

GA, Volete voi dar fede à le parole

D'uno ubbriaco ? FO. Et mastro Ermino no.
ftro

Che fa? come fta egli? GR. E' oh gli è mor

to.

FO. Come morto. GR. Di pefte. FO. Oime pur

troppo

Debbe effer vero; che l'anno paffato
Intefi dir, ch'a Roma era un fofpetto
Grandiffimo di pefte; ah fciaurati
Ah poverelli noi fe quefte cofe

Foffero vere. GR. Andate andate al pozzo
Se avete fete. GA, Io per me non lo
credo

FO. Pur troppo è verifimile ch'ei fia

Morto di pefte. GR. O Dio pur che la botte
Non fa portata via. FO. Poi mia figliuola
Dopo la morte fua fe ne fia gita

Con qualch'Amante fuo, GA, Dove ne vai GR. Muoio di fonno; oime ch'io cafco, GA, Laf_ cia

L'ufcio

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aperto, GR, Tarrvo, GA, Come fare

S

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Ch'egli in un tratto è corso in cafa ; & mette La stanga all'uscio. FO. Aime ch'egli m'ha meffo

Nell'animo un fofpetto cofi grande

Ch'io fon fuor di me fteffo, GA. Ho quefta fede

Ch'ella farà una favola, FO. Dio il voglia. GA. Come andrem dentro? FO. Or m'è venuto

in mente

Ch' ho la chiavetta addoffo de l'ufciuole
Di dietro de la cafa, GA. La chiavetta
Avete addoffo del ufciuol di dietro?
Come è poffibil. FO. Quando ci partimme
Da Roma, mi fcordai d'averla addoffo;
Che lafciata l'avrei; cofi l'ho fempre
Portata ne la manica legata

A le piccaglie de la borfa, GA. Dunque
I mori non vi tolfero la borfa

Con quella chiave quando fufte preso ?
FO. Mi tolfero i danari, che fù peggio

Che v'eran dentro; che fur trenta scudi ;
Et quattro annella che v'avea di pregio s
Ne fi curar di quefto poco cuoio.

GA. Buon fù che non vi tolfero la vita
Che perduta una volta non fi puote
Come i danari racquistare. FO. Pur troppo
Quefta gente crudel me l'avria tolta

O co'l fuoco, o co'l ferro, o coi tormenti
Se non ci liberava cofi tofbo

}

La man di Dio con opportuna aita.
CA. Non fo s'avete voi fatto com'io

Voto mai piu di non andare in mare.
FO. L'ho fatto, e offervarollo infin ch'io vivo,
Mare eh, chi dice mar dice lo inferno:
Che v'è dentro ogni forte di miferia,
Infinito timor, & doppia morte :
Ma ecco la chiave picciola, ch'io dico,
Con laqual f'apre'l chiavistel di dentro
Del noftro ufcio di dietro: mio fratello
Una ne folea aver fimil'a quefta.
A. Dunque meglio è fenza picchiar piu fort
Et contraftar con quefto ubbriacone
Che noi andiam per quefto ufciuol fegreto:
Gli giungeremo addoffo all'improvifo s
Che di ftuper' & d'alta meraviglia;
Et con quefto noftro abito turchefco;
Li faremo reftar tutti confufi.

10. O Dio pur che fian favole, & bugie
Le parole del Graffo, & ch'io ritrovi
Gagliardo & vivo il mio dolce fratello,
Et Livia unica mia dolce figliuola s
Senza la qual quefta mia vita certo
Acerba mi faria fempre, & difcara.
GA. Non dubitate; l'animo mi dice,

Che fon fani, & gagliardi : & fe fie vere
Anch'io voglio ftafera d'allegrezza
Ubbriacarmi come ha fatto il Graffo.

SCENA TERZA.

FAUSTO. TRUFFA.

Erto perdete 'l tempo, & le parole

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In pregar che vi dia quefta berretta

Ch'io la voglio per me, TR. So che voi fete

Cortefe Gentilvom; ne mancherefte

De la parola voftra? FA. Se la cofa
Mi fuccedeva profpera fecondo

Il mio disegno, ella era voftra. TR. Dunque
Me la negate? FA. Si, TR, Con che ragio

ne?

FA. Non ve la voglio dar: ch'io n'ho bifogno. TR. Che debb'io fare? FA. Aver pazienza; coms Forza è che l'abbi anch'io. TR. Semplice & kolto

Chi da fede a ipar voftri. FA. Anzi pur stol

to

Chi'l fuo confuma, & donalo a i par voftri

Senza pro, fenza averne utile alcuno. TR. Fatto ho il debito mio; che fe'l disegno Non v'è fucceffo, non ci ho colpa. FA. S'al

tro

Poffo per voi. TR. Potrefte aver bifogn
Di me forfe da tempo che potrei
Giovarvi, & non vorrei, FA. S'avrò danari
Un di, ve ne darò forse qualch'uno.

TR. Un di forfe qualch'uno eh ? FA, Non mi

trovo

Pur un picciolo in borfa. TR. Avete torto. FA. Non mi date digrazia piu faftidio

Perch'io fon difperato. TR. Non fperavo
Questo da voi. FA. Ahi laffo che far debbo
Crudel amor non fe tu fazio ancora

Di questo empio martir che mi trafigge
L'anima ador ador? occhi dolenti

Quando avrete mai pace? quando avranno
Fine i fofpir? TR. Ma mi volta le spalle
Ne mi vel dar udienza; non ci veggo
Ordine piu d'aver danari. FA. Voglio
Tornar à cafa; aime fufs'io fotterra.

SCENA QUARTA.

TRUFFA. GIACOB EBREQ.

P

Azienza ; tutti i penfieri, ei difegni
Non ponno riufcir, come fi pensa ;;
Ma poi che barrar lui non ho potuto
Io barrarò quefto altro fempliciotto
Medico; ch' ora ftaffi à fàr la guardia
A fua moglieta; ecco la fua berretta
Et la fua vefte, ch'io porto all'ebteo;
Impegnerolla almen quindici, o venti
Fiorinis & forse piu ; ma ben m'incresce
Lafciarli quella cappa del foldato.

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