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Ch'io gli ho preftata ; ma che puo valere
O cinque o fei fiorin; quefto mi pare
Un buon baratto; incontanente come
Ho li danari'n man, me'n vado a Ripa
Ad imbarcarmi colla mia puttana;
Ch'un legno verfo Napoli fi parte
Oggi, o sta notte; ma ecco la quel cane
Et quel maftino ebreo ch'io vo cercando
Sopra il fuo ufcio. FA. Mi volea partire
Di cala & gia m'avea messo il mantello
Per far certe facende ; & m'è venuta
In un tratte fi gran doglia di corpo
Ch'io fcoppio. TR. Dio vi falvi. IA. Dio vi
dia

Cio che defiderate. TR. Questo è un pegno
Ch'io v'hò portato. IA. Vi daro danari
Secondo la valuta. TR. Deh di grazia
Spacciatemi'n un tratto, IA. Non vi poffo
Spacciar come vorreste coli tofto.
TR. Se m'ifpedite tofto voi mi fate

Doppio fervigio. IA. Son constretto anch'io
Far un fervigio, che m'importa molto.

TR. Che fervigio è? IA. D'andar (con riverenza)

Al neceffario, TR. Fate quefto prima

Che v'andrete dapoi. IA. Mi caco addoffo
TR. E poffibil che voi non la poffiate

Tener' un poco ? IA. Non mi vo cacare
Appofta voftra ne le brache. TR. Avete

Ragion per certo. IA. Orfu venite dentro. TR. Cacate tofto. IA. S'indugiaffi troppo

Perdonatemi ch'io fon di natura

Stitico un poco. TR. Poffi tu poltrone
Cacare'l fiato, & le budella à un tempo.

SCENA QUINTA.

MASTRO ERMINO SOLO.

A Ime; che debbo fare? aime fon morto s

Ah fciaurato me; ch'è quel ch'ho visto ?

Mifero chi di femina fi fida;

Io fon pur chiaro, ai laffo, fon pur chiaro
De la fe dell'amor di mia mogliera,
Ah perfida, ah crudele, ah Donna ingrata s
Con che ragion, con che dolor potrai
Coprir'ora il tuo fallo tradimento

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O torto efpreffo; o forte iniqua, & ria s
Non t'aveffi mai tolta; fufs'io morto
Quel di che ti fpofais fia maledetto
Chi mai moffe parola, & fù cagione
Di questo fi infelice fpofalizio;
Sia maledetto il troppo grande amore
Ch'indegnamente t'ho portato fempre ;
Aime ch'ho visto con quefti occhi miei

Entrary'n cafa l'ufcivol di dietro
per

;,

Un mercatante; un mercatante (ai lasso)

Mi fa le corna ; io no'l potei vedere
Nel vifo troppo ben; che tutto'l fangue:
Mi fentei agghiacciar dentro à le vene ;
Et l'anima mancarmi, & tremar tutto
Dal capo al pie, quando fi facilmente
Il vidi aprir quello ufcio ; & tutto allegro
Girfene dentro con un fuo famiglio;
Certo che per danari a quefto, e a quello
Questa avara fi debbe fottoporre;.

11 Graffo Canevaro è'l ruffiano;

O veramente la rubalda Nuta ;

O me trifto, & dolente; in che rio stato,
In che peffimo termine mi trovo ;,

Che tardo, che non picchio a questa porta &
Et che non vado a ritrovarli in fatto s
E amazzarli amendui con quello fpiedo
Ch'io tengo dietro da la porta? aprite s
Fingon di non fentir questi rubaldi;
Aprite tofto, aprite traditori;

Ma fento una che viene a la finestra,

SCENA SESTA.

NASPA. MASTRO ERMINO MEDICO.

He diavol è quel ? volete voi
Gittar per terra quefte noftre porte ?

ME. Apri. NU. Qual fe tu ME. Apri in malora,
NU. Dimmi;

Qual sei ? ME. Ben lo faprai, NU. Che val

facendo ?

ME. Apri; ch'io te'l dirò. NU. Picchi fi forte. ME, Apri; fu tofto, NU. Par ch'io sa sua fante Con tanta audacia mi comanda. ME. Apri

te.

QU. Non s'apron quefte porte a le persone

Che noi non conofciam. ME, Non mi co

nofci?

NU. Non ti vidi mai piu, ME. Fingi rubalda. NU. Ancor mi dice villania. ME. Son quello

Ch' hai tanro offeío, NU. Non offefi mai

Perfona'l mondo, ME, Menti per la gola. NU. Dimmi che t'ho fatto io ME. Pofte le cor

na.

NU. Come le corna? ME. Et (vergognato in tut

to.

NU. Povero Vom tu ti fogni, ME. Apri questo

ufcio.

NU. Pur troppo abbiam d'uno ubbriaco in cafa

Senza che tu ci vegna. ME. Anchor non
poflo

Entrare'n eafa mia? NU. Vatti con Dio
Che fe'l Patron veniffe'n quefto tempo

Guai a te guai a noi. ME, Ti vo tagliare
Gli orecchi, e'l nafo, NU, Ah ah ; che bef-
tia è quefta

Ch' oggi ne viene a dar questo disturbo?"
ME. Aime ch' ho vifto, ho visto con 'quefti occhi
NU. Siam in dolcezza, & in abbracciamenti,

E'n piacere, e'n folazzo; & quefta beftia
Ne viene a disturbare, ME, Aime in dolcez-

za

E'n folazzo eh ? NU, Venuto e'l noftro bene
Et tutto'l noftro gaudio à confolarne.
ME. Ve ne faró pentire. NU. Io fon fi allegra
Che non capo in me fteffa. ME, Io crepo

io muoio.

NU. Che tardo che non vado ad abbracciarlo

Anchor di nuovo, & darli mille baci?
ME Qual'vom di me nel mondo è piu infelice?
NU. Orfu varti con Die pecora ftolta.
ME. Aime ch'io fcoppio: non fufs'io mai nato,
NU. Ma non fon io piu pazza à dar orecchio

A un ftolto à uno ubbriaco? or ciarli, &
gridi

Quanto egli vuol ch'io ferro la fineftra

J

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