Pur troppo ha viffo: & s'egli è vivo ancora Et come fuoneran ventidue ore Trangugia in duo bocconi, & mangia al pasto SCENA SECONDA. APIZIO PARASITO. VA Ado facendo un poco d'effercizio Ore fonate al buon cenin di Fulvio : Alqual fono invitato da la propia Splendidamente in fua vecchiezza, e'n ozio Le noci & l'erbe e i pefciolin' minuti Meglio è ch'io vada à casa di Flaminio Giovin da ben, compagno, & grande amice Fulvio, amendui di compagnia n'andremo. SCENA TERZA. RICCIO FAMIGLIO. BUFFIO CUOCO, Egna il cancaro à Mastro Zaccheria Che dall'alba del di fin a la fera Et lascia il magro à nui, BUF. Sia mala detta La mia difgrazia ; poi che mi bifogna Effer Cuoco & facchino, RIC. O che gram pefo Onde tu debba far tante querele. BUF, Quefto farebbe uffizio di voi altri Y Famigli, & non del cuoco: ma schiffate Totrebbe'n quefto tempo il gatto aftuto Ond'io la colpa, & voi n'avreste 'l danno. Che la preftò l'april paffato a nui. Appoggiala pian piano a questo muro : RI. Or piglia questa tavola da un capo: Ch'io da l'altro l'ho prefa, BU. Ecco la piglio, |