Lavinia fua? ch'à tavola dinanzi A la fua porta feggono? o dolcezza O'n quanta gioia or ftanno; o lieta coppia : O beati amendui; poscia ch'infieme Di pari nodo Amor gli ftringe & lega. AP. Sono deffi; ci aspettano; la cena ; A l'ordine effer debbe; caminiamo. FU. Ben vengan quefti duo fedeli & cari Compagni mici; FLAM. Dio lungamente in quefta Felicità confervi questi amanti. FU. Sedete voi cofti Flaminio; Apizio go; Su tofto à fatti, FUL. Non è quello 'l Negro Che'n qua ne vien: che par cofi affannato? AP. Ch' abbiam' a far di negro, ne di bianco ? Perche non portan l'infalate? FU. Io temo ; Ch'effer puo quefto. AP. Et dov'è 'l leffo, e'l rofto? 2 FU. Ei guarda'l cielo, & fa mille atti strani. Z SCENA TERZA. NEGRO. FULVIO. APIZIO. FLAMINIO, NE. C LUSCA. He tardo, che non corro ad uno amico Che mi dia dieci, o dodici quatrrini Da torre un laccio, che m'impicchi ? o forte Crudel, fiam ruinati. FU. O ch'odo dire, NE. O pover Negro ;o pover Fulvio; siamo Morti pacciati non c'è piu rimedio, FU. Mi traffiggon'l cuor quefte parole. NE, Fulvio come lo fa morrà d'affanno ; Se d'affanno filmuor: tutti i diletti Et tutti i fuoi piacer' fon giunti al fine, FU. O Dio m'aiuti, NE, Et chi l'avria pensato Io medelmo che'l vidi con quefti occhi Appena il potei credere; & di doglia Fui per cader allor allora in terra. FU, O Negro o Negro. NE, Ahi patron caro duolmi Di recarvi fi peffime novelle. FU. Che novelle mi dai? NE. Meffer Bafilio FU. Qual è messer Bafilio? NE. Vostro padre. FU. Ch'ha fatto ? ha fcritto? NE. Anzi è venuto; FU. Dove? NE. A Ferrara. FU, A Ferrara ? chi l'ha visto ? NE. Io con quefti occhi miei FU. Quando, NE. Pur dianzi. FU. U l'hai vifto NE. L'ho visto, FU. Con quegli occhi ? NE. Con quefti occhi, FU. Dov'era? NE. All'of teria Della campana, FU, Che facea NE, Pa gava La vettura a Squain de la carretta, Che portato l'avea da Francolino FU. Lo vedesti nel volto? NE. Il vidi; è deffo. FU. Come è veftito? NE. Come fuol di bigio; Gliè deffo FU. Io mi credea che fulle mor to. NE. E piu giovín che mai. FU. Mifero Fulvio, NE, Portavo le melangole co'l pepe Di piazza quando'l vidi, FU. Aime fon mor, to. NE, E a l'aspetto 'l conobbi, & à la voce. Le melangole e'l pepe. FU. Ahi che far deb bo? NE. Et fon venuto a dirvelo, AP, O difgrazia ; Coftui ne vien' a difturbar appunto Nell'ora de la cena. FU. Io fon spacciato ; Io fon vituperato, NE. Or di dolerfi Tempo non è; ma di pigliar' a tanto Male 'l miglior rimedio che fi puote: AP. O venuta importuna, FU. O Negro mie Che debbo far? configliami; di tosto. NE. Udite quel che voglio che facciate. FU. Voi che fuggiamo? NE. Anzi voglio chʼandiate In cafa tutti. AP. Fuggi pur chi vole, lte dentro; & voi Fulvio; non temete La dentro queste cose; voi Flaminio (Se ben fete gran maestro ) in tal bisogno Apizio quella tavola; ch'io voglio Spacciatevi, ubidite al mio configlio. LU. Et li trefpidi anch'io dietro vi porto. Ne mancate di far quel ch' or vi dico; Di buona voglia; & non vi date affan no; Et portatemi or ora quella chiave Di quefta porta che ferrar la voglio Di quefto vecchio fciocco; to Terreno da piantarvi le carote Z j |