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A centinaia ; io voglio ftar nafcosto

Colà dietro à quel canto infin che giunga.

Il fine del feconde Atto.

ATTO TERZO.

SCENA

PRIMA.

BASILIO VECCHIO. NEGRO FAMIGLIO.

Dc

IO fia fempre lodato: io lo ringrazio Che m'ha conceffo quefta bella grazia Che la mia cara patria al fin riveggio Dopo tante fatiche dopo tanti

:

Graviffimi pericoli fofferti,

NE. Sia maledetto il vento, & quella barca
Che t'ha condotto qui vecchio insensato
BA. O mar che minacciata m'hai la morte
Mille volte, mai piu non vo fidarmi

Di te ne por ne le tue acque'l piede.
NE. Omare hai fatto male à non levare

Dal mondo & foffocar tanta fpurcizia.
BA, O con che defiderio i miei di cafa

Mi debbon' afpettare: o che allegrezza
Avran come mi veggono. NE. Allegrezza
Avrian' udendo che tu fuffi morto.

BA, Ecco la cesa mia defiderata

Tanto tempo da me : donde procede
Che le porte son chiuse? ecci nessuno ?

Aprite o la, neffun risponde: aprite 3
ME, Qual'è questo Vom che cofi s‘avicina
A quefte noftre porte? BA. Se la vista

De gli occhi non m'inganna quello e' Ne-
gro

Mio famiglio gli è deffo,NE. Non è questo
Meffer Bafilio mio patron che tanto
Tanto tempo ftato è da nui lontano?
Che tanto defideravo di vedere ?

Et che ci ha fatto pianger cento volté
Per gran paura che non fuffe morto ?
BA. Io fon deffo per certo. NE. O fia lodat●
Meffer Domenedio ; che vi riveggio
Cariffimo patron ; l'addimandarvi
Come ftate è fuperfluo, che la buona
Er bella ciera vostra ne da segno

Ch'or fete piu che mai fano, & gagliardė. BA. Io ti abbraccio, & ti bacio, perche Negro T'ebbi come figliuol fempre mai caro.

ND. Balciate un voftro fervo, il piu fedele Che mai fuffe a patrone. BA, Io ne son certa Or come state? mio figliuol è lano?

NE. E fano & favio piu che fuffe mai.

BA. Io me n'allegro; & dov'è egli? NE. In villa BA, Dusmi ch'egli non fia ne la cittades

Che defidro vederlo & abbracciarlo ;

Ma bench'ei non vi fia, voi non dovrefte
Lafciar la cafa cofi vota;

pero

Che non v'è dentro pur un che risponde,
Ho picchiato dianzi cofi forte

Che quafi ruppi & gittai l'uscio à terra,
NE. Aime patron, che è quel che v'odo dire s
Voi dunque avete tocche quelle porte?
BA. Perche ragion non dovevo toccarle

Volendo entrar ne la mia propia casa ? NE. O poveretto voi fe dite'l vero ;

O quanto error avete voi commeffo. BA. Io dico il vero ; & come ho fatto errore?

;

NE. O pericolo grande; o povero Vomo;
Fatevi'n qua ne fiate piu fi ardito
D'accormi à quello ufcio. BA. Perche causa
NE. Discostatevi ancor dui o tre passi.
BA. Perche ti turbi fi? ch'effer puo questo?
NE. Fatevi'l fegno de la fanta Croce.
BA. Ecco, me'l faccio; & di paura tremo;
Ma dimmi la cagion, trammi d'affanne,
NE. Ve la diró mal volentieri; udite;

Ma guardate patron prima d'intorno
Se perfona vedete che n'ascolte.
BA, Persona non appar per questa strada,
NE. Voltatevi di nuovo ; appar alcuno?
BA. Tu poi incominciar ficuramente.
NE. Son'otto mefi omai che'n quefta casa

Non abita persona. BA, Dunque Fulvio

Et tu non v'abitate? NE. Io? se mi deste
Tutte le vostre pecore, & le vacche,
Et quella bella poffeffion ch' avete

Preffo'l Bondeno, & l'altra che vi diede

Madonna Gnefe voftra moglie in dote,
Io non vi dormirei folo una notte.
BA. Deh dimmi Negro la ragion fe m'ami.
NE. Perch'ella è tutta piena di Fantasmi ›
Di fpirti, di Diavoli infernali.

BA. Com effer puo cotefto? NE. Dal principio
Infin'al fin vi conterò la cofa;

Dopo la voftra fanta dipartenza

Che fù l'anno paffato al fin di Maggio,
Fulvio voftro figliuol fù da Flaminio,
Da Bonifacio, fuoi cari compagni
A cui non feppe dir di no, menato
Una fera tra l'altre (come è usanza Į
Ad una bella & fontuofa cena ·
Dopo la cena fi giocò gran pezza
A cavoliere; fi parlò di varie
Cofe di ch'io non mi ricordo ; poi
Quando s'qdir quattro ore, Fulvio tolle
Licenza ; & nui l'accompagnammo à cafa >
Lo difpogliamo, & lo mettiamo à letto;
Poi noi altri famigli ne la nostra
Anticamera andiamo a coricarci ;
Dormimo dolcemente'l primo fonno;
Paffata mezza notte, ecco ne defta

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