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I V,

Che l'alta fama, e 'l gloriofo grido

Dal Tago al Gange omai risuona, e s'ode
De la tua Orbecche, di Cleopatra, e Dido;
Onde d'aftio, e d'invidia altri fi rode.
L'Eridano che cinge il tuo bel nido,
Altier degli onor tuoi gioifce, e gode:
Lodando la Natura, el Ciel benigno,
Ch'a le onde fue diè fi canoro cigno.

V.

E mentre canti le tue.fiamme ardenti
Lungo 'l bel fiume a le campagne, a l'onde,
Al terzo Ciel' portano i chiari accenti
L'aure, e dagli antri lor Eco risponde;
E come à nuovo Orfeo gli augelli attenti
Stanno, & le fere; & di fiori, & di fronde
Gli amori intanto dal materno grembo
Ti fpargon fopra un odorato nembo.

V I.

E perche Smirna, e il fecol più vetufto
Ebbe il degno Vom, che già cantò d'Achille,
Del vago Uliffe, e d'Illion combusto,
Con carmi, che vivran, mill' anni, e mille;
Cantò un altro d'Enea pierofo, e giusto
Con chiare voci, fi che 'l Nilo udille,
L'Iftro, l'Ibero, il Gange, e il famolo Ebro,
D'invidia pien verfo 'l bel Mincio, e 'l Tebro.

VII.

Or il Ciel giusto vuol, che Cintio canti
A quefta età con dilettofe, e nove

Rime i trionfi, e le vittorie, e i tanti
Inclici gefti, e le famose prove

D' Ercole invitro, à cui ben cedon quanti
Eroi fur mai, figliuol del fommo Giove,
Ch' ornò Tebe di palme, e fempre vinfe,
E il Ciel foftenne, e i mostri orridi estinse

VIII.

Mentre che il Sol con l'infiammato raggio..
Porterà il giorno al bel noftro emifpero;
Il nome fia di fi facondo, & faggio
Scrittor mai fempre gloriofo, e alteros
Ne la Parca, ne il tempo fargli oltraggio
Potrà, nè avere in lui forza, nè impero ;
Anzi con l'ali de la Fama à volo,
N'andrà immortal dall vno all' altro Polo.

IX.

Momo di rabbia, e di dolor fi tace

Trà fe fremendo, & contra il fuo costume
Loda lo ftil, che gli diletta, e piace:
Mal grado fuo di cofi bel volume;
Che non vuol effer detto cofi audace,
Et cofi di ragion privo, e di lume,
Che levar cerchi con aperta fraude
A fi raro fcritter la degna laude,

C

X.

Con quell' onor, ch' à i duo fù il
capo cinto s
Che di Troja cantar, ch' arse e cadeo.
Con quell' onor, che fù nell' Aracinto
Anfion coronato, e'l Tracio Orfeo:
Erato, e Urania, & col gran Dio di Cinto
La Dea, ch' ebbe l'onor nel colle Ideo,
Di popolo, e d'allor nova corona,
E di mirto contefta à Cintio dona.

XI,

Che di quei rami, in cui già i cangiaro
Le mifere forelle di Fetonte,

Già non sdegnoffi il gloriofo, & chiaro
Alcide ornarai la superba fronte,
Poiche l'Apro, il Lione, e il Serpe amaro,
Vinta ebbe, & l'ira di Giunone, & l'onte,
E a la dolce ombra, lor vicina all' acque
Del Rè de fiumi, ripofar le piacque,

XII.

Vivi felice Cintio, e di fi rade

Virtu, di cofi bei doni celefti
Ringrazia il Cielo, onde la noftra etade
Et le future ad alta gloria desti;

Mà ifcufa il baffo ftil, che à terra cade
Di te cantando, e faccian fede quefti
Mici carmi al mondo dell' amor frà nui,
Forse il maggior, che regni in altri1 dui.

A MESSER

PIETRO ANT. ACCIAIVOLI

ERCOLE BENTIVOGLIO.

OSTRETTO dagli affidui prieghi, Meffer Pietro Anton mio, di quelle Donne, e quegli Amici, à quali il non abidire pertinacia biafimevole farebbe, quefte mie povere figliole, la cui vefte di groffe fila teffuta vederete, ho mal mio grado) fuori della ( mia piccola cameretta, ove, elleno dagli fieri morfi degli dentati ficure, & fole fi pofavano, mandate & publicate : Et perche voi (voftra mercè ) vi dilettafte fem

pre di vedere gli parti ( quantunque rozzi) del mio poco fecondo ingegno, & perch' ancora in quei fette anni, che nella corte ifpefi dell' Illuftriffimo Alfonfo di Ferrara; non ebbi di voi maggiore, nè più virtuofo Amico, parmi convenevole che quefti novelli frutti non fenza fatica da

me partoriti à voi dedich, & doni: Siano dunque le poche ftanze intitolate il fogno amorofo al lodato vostro nome dedicate; & le due Egloghe altrefi, le quali per far maggiore il troppo piccolo volume ho nel fine d'effe Stanze pofte: Leggete addunque ornatiffimo Uomo, non senza qualche pietade gli miei amorofi affanni: Vedete come Amore per ingannarmi, da prima gioiofa vita in fogno mi promise; mà pofcia il perfido vegghiando in amariffimo pianto gran tempo mi tenne, & ancora mi vi tiene : E pregovi che vi degnate Acciaivol cariffimo con allegra faccia d'accettare quefto vil dono che 'l povero voftro amico con mirabile amo revolezza vi porge; & racordatevi che i vili doni con allegro volto, e liberale ani mo da povere mani offerti; furono non fo lamente agli grandi Uomini; mà ancho agli fommi Iddii fovente più ch' oroet gemme preziosi, &'cari: State fano.

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