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SCENA QUINTA.

BASILIO SOLO.

Ove drizzar debb’io misero i passi ?

Dove

Che debb'io far, se non de la fortuna,

Che tanto mi perseguita, dolermi ?
Ch'io che fperavo omai d'aver ripolo
Et di goder la mia cittade in pace,
Tra gli fpiriti infernali, & tra li barri
In paura & in lite oggi mi trovo ;
Ma perche tarda a venir tanto il Negro
Che cofi tofto di tornar mi diffe?

E forfe quel che'n qua ne viene? è deffo;
Non è ; gli è un'altro con torchio in mano,
Che verlo cafa mia parmi che vada,

SCENA

SESTA.

GROPPO FAMIGLIO, ET BASILIO.

M

Effer Flaminio mio patron m'impofe

Ch'a le ventitre ore a ritrovarlo Venissi a casa del fuo amico Fulvio; Ch'invitato a un domeftico cenino Seco l'avea con molti altri compagni;

Er

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Et cofi vado; & porto meco il torchio
Accio ne faccia per la ftrada lume
Se buio fia, quando andaremo a cala;
Ma fegno alcun non veggio di convito
Che ftrepito non fento, & l'ufcio è chiusos
Si che meglio è ch'io picchi : o Negro o Ne-

gro.

BA. Ma che cerca coftui che chiama il Negro? Che va egli facendo ? GR. Apri, ch'io so

no

Groppo famiglio di meffer Flaminio. BA. O giovane non odi? o la dal torchio. GR. Coftor dormono certo, o che fon fordi. BA. Staffier non odi tu? perche con tanto Empito batti quelle porte? GR, Io vado A torre'l mio patron che'n quefta casa Ha cenato ftafera. BA. Va a un'altro ufcio, Questa non è la cafa, che tu cerchi,

OR. So ch'ella è deffa ; che'l patron m'ha det

to

Ch'io venga qui; che qui m'afpertarebbe. BA. Tu t'inganni figliuolo, GR. Anzi pur voi Meffer mio v'ingannate, BA Et io ti dico Che questa casa è vota, & che nessuno V'abita dentro, GR, Come che nessuno

V'abita dentro? non vi ftanza Fulvio?

BA. Ne Fulvio n'altri. GR. Io so ch'egli vi stan

za.

BA. Et dotti un buon configlio, che non tocchi

CC

Quell'ufcio piu, ma che tu vada altrove

A cercar tuo patron. GR. S'egli è qua den

tro

Perche volete ch'a cercarlo vada

Di qua & di la ? BA. Com'esser può qua

tro

den

Se perfona non v'abita? GR. O che voi
Vi pigliate di me giuoco, & piacere,
O non fete'n buon fenno? BA. Poco fenno
Et poca esperienza hai tu, fe penfi
Che Fulvio abiti qui; che fono omai
Paffati gli otto mefi, che perfona

Non ftanza in quefta cafa. GR. Anzi oggi'l
vidi,

Ieri, & l'altrieri'n quefta casa. BA. Fulvio
Vedefti'n quefta cafa? GR. Con questi oc-

chi

7

BA. O Dio, dove condotto oggi sono io.
GR. Quefto vecchio farnetica. BA. Et è vero
Et poffibil che Fulvio oggi vedefti

In quefta cafa. GR. Il vidi; quante volte
Volete che ve'l replichi? & dal giorno
Che fi partí fuo padre d'esta terra;

Ha pasteggiato fempre in quefta cafa.
BA. Che di tu? GR. Che fempre ha fatto conviti
A la fua innamorata a i fuoi compagni

In quefta cafa. BA. Chi gli ha fatti ? GR•
Fulvio.

BA. Er chi è cotefto Fulvio ? GR. Egli è figliuolo

D'un certo Vom, che (fe bene mi ricordo) Chiaman Bruftilio; no'l fo dir, perch'egli (Cancaro il mangi) ha troppo ftrane nome BA. Bafilio voi dir tu, GR. Egli è quello, è def fo;

O ch' Vomo liberale è fuo figliuolo;
O come bene, & onorevolmente
Vive egli in cafa; anzi pur troppo bene,
Et piu che non convienfi ad un fuo pari;
Che leffo & rofto vol mattino, & feras
Et quattro, & fei che mangino con luis
Et che la carne a i suoi famigli avanzi;
Che'l più ricco il piu nobil gentil Vomo

Di quefta terra non fa tanta spesa.
BA. O peffima novella s'ella è vera.
GR, Egli non guarda a fpendere, che vole
Sempre i piu ghiotti, & li miglior bocconi
Che vengan fu la piazza di Ferrara ;
Et vole ogni domenica ogni giobbia
Una torta co'l zuccaro & co❜l pepe ;
La fua cantina par fan Pier di Roma,
Quel di che fi dimoftra il volto fantó

Tanta gran gente vi concorre a bere.
BA. Io fto frefco; fon morto; fon fpacciato.
GR. Ma il pover giovin'è fi fieramente
Innamorato d'una cortigiana

Di questa terra, che ne fmania, & more;
Ne mai ha ben se non quando la vede;

Et cio ch'egli ha dietro le fpende, & dona;

E a li giorni paffati ella gli chiefe

Una over due vefti di feta in dono 3

Et non avendo il modo egli di farle, Tolfe d'una caffetta di fuo padre Parecchie anella; & l'impegnò (fecondo Che mi fu detto poi) cinquanta fcudi; Er di quei fe le vefti a la Lavinia;. Che cofi ha nome quella puttanella, Che quefto pover giovine tanto ama; Et ha fatto per lei quefto cenino Stafera, al qual il mio patron fi truova, BA. O infelice, & mifero fuo padre. GR. E cagion d'ogni male un fuo famiglio Che Negro ha nome: o che ghiotton scaltrite Egli governa Fulvio: egli lo mette

Su quefte vie; gli da questi configli. BA. O povero fuo padre; di lui duolmi,

Perche'l conofco, & è mio grande amico. GR. Voglio picchiare un'altra volta; aprite;

Or m'accorgo io, poi che neffun risponde,
Che non vol Fulvio che perfona vada
La dentro à difturbar i fuoi piaceri ;
Si che gli è meglio ch'io ritorni a casa;

A Dio meffere, a Dio. BA, Vanne in buon

ora ;

Or vegg'ove mi trovo: or comprend'i

Da le parole di coftui, che'l Negro

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Mi dileggia, m'inganna, & che le cofe

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