Imágenes de páginas
PDF
EPUB

Falconieri ch' ella n'avèa molte del Taffo non più stampate: e fe le à, la prego a dirmi che cofa fia quel Civile. Frattanto, fiami lecito di darle un configlio intorno a questa fua nuova edizione: cioè, di fcriver la Vita di quel grand' uomo: poiche il Manfo che la feriffe, a lafciate à dietro asfaiffime cofe curiofe. Credo che V. S. Illuftrif. aurà adeffo ricevute le mie Offervazioni fopra l'Aminta. Se ella fi degnerà di leggerle, la fupplico di fignificarne gli errori al Signor Ottavio: accioche ammonito da lui, io poffa emendargli nella feconda edizione che fi va preparando. E qui per fine, mi confermo per sempre,

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small]

fer da lei ftimato vero fuo Servitore, e non meno dell' altre fue degniffime condizioni, che del fuo chiariffimo ingegno e delle Opere parzialiffimo ammiratore. Quanto all' altra parte della fua Lettera, je le cofe ch' io dettai al Signor Ottavio, che mi disse averle fcritte à V. S. Illuft. non bastano à perSuaderla, che volendo fcriver' il vero della Patria del Taffo, egli non debba effer chiamato affolutamente Napolitano, mà nell iftesso tempo infieme Bergamasco, io non faprei che più aggiungere. E mi duole che V. S. Illuftrif. in questo,& in altri particolari, notati nell Aminta, intorno à costumi & alla Vita del Taffo, fi fia lafciata guidar dal Manfo: il quale non conobbe il Taffo fe non gli ultimi anni della fua vita: &à fcritte molte bugie palmari, come fi vedrà dall' Opere del Tallo ch' io Spero di publicare. Dico delle Opere di questo Autore non più ftampate: che faranno tre Volumi: uno di Dialoghi, & Orazioni, Difcorfi: fra i quali non è, nè fi trovò mai quel della Crudeltà: che per errore della tampa delle Lettere del Taffo, dice della Crudeltà, volendo dire della Nobiltà: e così è fcritto nell' Originale, nè il Civile: ambe due quefte Opere immaginate dal

Voici la Réponse que me fit M. Marc' An- Manfo: le quali non furono mai feritte dal

tonio Foppa.

Illuftmo. Signor mio, e Padron colmo.

e

mé.

Taffo: di tutte Opere del quale io ò il Catalogo, fcritto di fua propria mano. Il fe- Cefecond gondo Volume farà di Rime: fra le quali Volume a Jaranno venti Canzoni: oltre molte Ottave, été imprie Sonetti. El terzo, farà di Lettere: delle quali ne ò quatrocento: e nelle quali non rifuona quafi mai altro nome che quel di Bergamo, come di fua patria. E nell' Qpere stampate, il medefimo Taffo non fi denominò mai affolutamente Napolitano: ma nel Dialogo del Padre di Famiglia, interrogato di qual patria egli fia, risponde: Io fon nato nel Regno di Napoli, ma traggo Porigine paterna da Bergamo. Nè rileva Peffer egli nato e battezzato in Surrento: perche anco il Petrarca nacque in Arrezzo, PArifto in Reggiani! e percio fon chiamati Aretini, o Reggiani: ma l'uno Fiorentino, e l'altro Ferrarefe. Et appena è credibile che uomo prattico delle Lettere ftampate del Taffo, nelle quali fi legge, Bergomo, patria di mio Padre, e mia, e più volte fi repete lo stesso, poffa fcrivere, o aver contraria opinione. Degli Scrittori della fua Vita, è folo il Manfo a denaminarlo affolutamente Napolitano: ma gli al

Fra i molti oblighi che io ò al Signor Ottavio Falconieri, uno de' maggiori, è l'avermi aperta la strada di far Japer à V. S. Illuft. Poffervanza fingolare che porto alla fua perfona, e la stima che fo de' suoi nobiliffimi Componimenti, e'l defiderio d'efferle Servitore: di che volli darle un picciolo e debil segno con quel Sonetto, troppo lodato dalla fua cortefia, e troppo gradito dalla fua gentilezza. Onde mi veggo accresciuto l'obligo di renderle, come fo, grazie infinite, Per tante dimostrationi d'affetto, che V. S. Illuft. fi compiace d'ufar meco : & anco, per l'onor fattomi, col dono dell' Aminta, tanto da me più ftimato, per venirmi accrefciuto di pregio, con l'aggiunte Note del la fua dottiffima mano. Io le fò offerta di nuovo, con queste righe, della mia fomma divozione: è la prego à non isdegnarla, & à non penfar di farmi altra grazia di quel la ch' io ricevo, e riceverò Jempre dall' es

Tom. VII.

e

F

tri

DI V. S. ILL.

E T. PART. I. tri tutti, o dicon ch' egli è Bergamasco, o defideratiflima grazia. Et à V. S. Illuftrif l'uno e l'altro: nè da loro fi parla della fua per fine, fà la debita riverenza. patria, che non fi cominci prima da Bergamo. Cofi dice il Cafone: il qual pur V. S. Illuft. moftra d'aver veduto. Il 'Gaddi lo chiama uncialibus literis VIRGILIUS BERGOMAS: il Tomafino, l'Imperiale, Jano Nicio Eritreo, lo chiaman Bergamafco, fe ben nato in Surrento. E Bartholomeo Barbato nella Vita del Tasso, stampata in Padoua innanzi alla Hierufalemme, dice l'ifteffo: e nell' Imagine stampata

Umiliffimo, divotiffimo, & obli-
gatiffimo Servitore,

MARC' ANTONIO FOPPA

in principio del Libro, vi fcrive intorno, Di Roma li 27. di Marzo 1661.
TORQUATUS TASSUS, PA-
TRIČIUS BERGOMAS, E-
TRUSCUS VIRGILIUS. Ma
Nobile egli fù veramente di Bergamo: nel-

XXXIX.

la qual Città è delle più Nobili la Famiglia Du Livre de Nicolas Bourbon, l'ancien,

de' Taffi: e di dove erano, non folamente gli avoli fuoi, ma Bernardo fuo Padre: il qual' avendo comunicata al figlivolo la vi

intitulé Nuga.

Onfieur BAILLET. Cet Auteur a Page 46.

ta e l'ingegno, gli a comunicata infieme la Mlaffe buit Livres d'Epigrammes qu'il Tome 4.

patria: e vuol ch' effafia à parte della fua gloria. Et io aggiungo, che le due fole predette Città, Bergamo e Sorrento che fi comprende fotto Napoli, poffon effer chiamate patria del Taffo, e non altre. Et egli medefimo in una fua Lettera manufcrit ta, che fi ftamperà, dice d'effer fimile nella patria, non altrimenti ad Omero, del quale è incerta la patria, ma fi bene à Cicerone, che ne'bbe due; e certe, e conclude, d'effer infieme Bergamasco, e Napolitano, cioè Sorrentino. E la Lettera è originale,come fon quafi tutte quelle ch' io hò: perche non mi fondo fopra menzogne. Onde crederei che V. S. Illuft. con queste autorità, e con questi Testimoni potesse, ò ristampando l'Aminta din altra maniera, compiacerfi di far queft' alla mia interceffione, & al mio Sonetto, che richiede alla fua penna la confermazione di questa verità; conforme alla mente & alle fcritture del Taffo, e come pegno ficuro appreflo di me della fua

a appellez fes Niaiseries.

MENAGE. Joachin du Bellay & Jean
Owen firent des Epigrammes contre ce
Livre (1) au fujet de ce titre. Voici l'E-
pigramme de du Bellay :

Paule, tuum infcribis Nugarum nomine Li-
brum,

In toto Libro nil melius titule.

Voici celle de Jean Owen:

Quas tu dixifti Nugas, non effe putafti.
Non dico Nugas effe, fed effe puto.

Le mot de Niaiferies exprime mal ce lui de Nuga. Il falloit dire Badineries, Bagatelles.

Tr. J'aurois mieux aimé dire: Joachim du Bellay, & Jean Owen ont fait des Epigrammes contre ce Livre, parce qu'en difant firent il femble que

XXXIX.

ces deux Auteurs ayent été contemporains, & qu'ils
ayent fait leurs Epigrammes contre Bourbon dans
le même tems, quoiqu'Owen qui vivoit encore en

XXXIX. bis.

Ignorance de Mr. Baillet dans l'Hiftoire Ecclefiaftique. Mr. Baillet n'a jamais la le Concile de Latran ni celui de Bafle. Mr. Baillet ne fait ce que c'est que la Dignité de Théologal.

Onfieur BAILLET a fait un grand Mdifcours difcours des Préjugez fuivant les quels on a de coutume de juger des Livres: lequel il a inféré dans le premier Tome de fon Livre des Jugemens des Savans. Tout ce Difcours, qui dure dépuis la page 40. jusques à la page 191. peut être réduit à ce mot, Il faut juger des Livres avec candeur & fans préoccupation: Et c'est ce que Mr. Baillet ne fait

pas.

A la page 63. à propos de rien, il débite un grand lieu commun touchant le titre de Scholaftique parmi les Grecs, les Romains, & les François. Quelles puérilitez!

Il dit à la page 64. Ainfi celui qu'on appeloit par honneur le Scholaftique de l'Eglife, n'étoit autre chose que celui qui s'appeloit en certains lieux le Primicier, ou le Maître de l'Ecole: & en d'autres, l'Ecolâtre, ou le Théologal: à la fonction duquel il y avoit une Prébende de l'Eglife attachée pour fa fubfiftance. Le vieux Berenger fut honoré auffi de cette qualité de Scholaftique, avant que d'être tombé dans des erreurs. Mais ce n'étoit qu'à caufe de fa Theologale de Saint Martin de Tours.

Il y a ici autant de fautes que de lignes. Voici les fautes de Langue Le Maître de PEcole. Il faut dire, le Maitr' Ecole. C'eft ainfi qu'on parle dans les lieux de France où le Scholaftique s'appelleen Latin Magifter Schola. Une Prébende de l'Eglife attachée. Ce mot attachée eft équivoque à celui d'Eglife & à celui de Prébende. Tombé dans des erreurs. Quelle façon de parler? Mais ce n'étoit. Après avoir dit, Bérenger füt bonoré auffi de cette qualité de Scholaftique, il falloit dire, Mais ce ne fût. Voici les fautes qui regardent les cho

[blocks in formation]

fes. La Dignité de Scholaftique & celle de Théologal font deux Dignitez différentes. Le Scholaftique, c'eft le Chef de l'Ecole: appelé en quelques lieux où il y a Univerfité, le Chancelier de l'Univerfité. Le Théologal, c'eft un Chanoine d'une Eglife Métropolitaine, ou Cathédrale, inftitué pour enfeigner la Théologie à fes Confreres, & pour leur prêcher la parole de Dieu. Ces Théologaux (ce que les fimples Prêtres habituez de Paris n'ignorent pas) furent inftituez à l'égard des Eglifes Métropolitaines par le Concile Général de Latran tenu fous Innocent III. qui commença en 1215. & à l'égard des Eglifes Cathédrales, ils furent inftituez par le Concile de Bafle qui commença en 1431. & comme le Concile de Bafle n'eft point gardé en France pour la police, la Pragmatique San&tion, au paragraphe Statuimus (2) du Titre des Collations, établit les Théologales dans les Eglifes Cathédrales & Métropolitaines: & l'Ordonnance d'Orléans (qui eft du mois de Janvier 1560.) dans les Eglifes Cathédrales ou Collégiales. Bérenger, Archidiacre d'Angers, qui vivoit dans l'onziéme fiécle, ne peut donc pas avoir été Théologal de Saint Martin de Tours. Ce qui a brouillé Mr. Baillet, c'eft que Bérenger étoit Maîtr'Ecole & Chancelier de l'Eglife de Saint Martin de Tours: car Papirius Maffo s'eft tout-à-fait trompé en difant qu'il n'avoit jamais été Maîtr'Ecole de cette Eglife. Dans un titre de Saint Martin de Tours de 1081. il figne, Berengarius, Schole D. Martini Magifter. La Chronique de Tours: Anno M. LX. clarebat Berengarius, Grammaticus, degavenfis Archidiaconus, & Thefaurarius necnon Magifter Scholarum, & Camerarius Sancti Martini. On prétant, pour le marquer en paffant, qu'il a auffi été Maîtr'Ecole d'Angers. C'est l'opinion de Papirius Maffo au Livre 3. de fes Annales de France: de Louis Servin Avócat Général du Parlement de Paris, dans fon Plaidoié pour Hamilton: de Claude Ménard Lieutenant de la Prévôté d'Angers, dans fon Traité Manuscrit de l'U

A1

niver

San&tion qui commence par Statuimus. C'eft apparemment le titre 10. du Concordat que M. Menage vouloit citer.

F 2

niverfité d'Angers, & dans l'Eloge de Bérenger: de Maam, dans fon Hiftoire des Archevêques de Tours, au chapitre d'Hildebert: de Céfar Egaffe du Boullay, dans fon Hiftoire de l'Univerfité de Paris; & de Raoul Moufnier, dans fon Hiftoire de Saint Martin de Tours. Mais Mr. de Roye, Profeffeur en Droit de l'Univerfité d'Angers, dans fon Livre de la Vie, de l'Héréfie, & de la Pénitence de Bérenger & Mr. de Launoy dans fon Livre de Scholis, prétendent au contraire qu'il n'a jamais été Maîtr'Ecole d'Angers, & qu'il ne l'a été que de Tours: fondez fur l'endroit de la Chronique de Tours que je viens de rapporter. C'eft une question que j'ai traitée problématiquement dans mes Rémarques fur la Vie de Mathieu Ménage, premier Théologal de l'Eglife d'Angers, qui fut député au Concile de Bafle par l'Evêque & par le Chapitre d'Angers, & par les Peres du Concile de Bafle vers le Pape Eugene IV. Mais je croi préfentement que Bérenger n'a point été Maîtr'Ecole d'Angers. Ce que Claude Ménard a écrit que dans les Titres de l'Abaïe de Saint Nicolas d'Angers il avoit pris la qualité de Maîtr'Ecole d'Angers, ne fe trouvant Ce Don eft pas véritable. Et dans le Titre du Don imprimé de la Conteffe Grécia, qui eft dans la mêdans le Re- me Abaïe, Bérenger n'y prénant d'autre qualité que celle de Grammaticus; & un Rainaldus y prénant celle de Chancelier; baie par le c'eft-à-dire de Maitr'Ecole. Péletier.

cueil des Titres de certe A

A l'égard de la Dignité de Primicier que Mr. Baillet confond avec celle de Scholaftique, c'étoit auffi une Dignité différente de celle de Scholaftique. Mr. du Cange dans fon Gloffaire rapporte plufieurs fignifications du mot Primicerius: parmi lesquelles il y en a une tirée de j'Ordo Romanus, qui femble favorifer l'opinion de ceux qui croyent que le Primi

1. Ceux. qui après Cujas ont cru que Primiserius venoit fimplement de Primus, & que Cerius n'étoit qu'une extenfion du mot, fe font trompez, cette extenfion feroit trop peu, naturelle, On ne peut douter que Primicerius ne vienne de Primus & de cera, fur tout après ce paffage d'Hygin de limitibus conftituendis pag. 132. de l'édition de Turnebe. Has conternationes, fublatâ forte, quidam tabulas appellaverunt &c. Quelques uns ont cru que Capicerius de même venoit de caput & de cera, cujus fcilicet nomen

cerius avoit le foin d'enfeigner les Eccléfiaftiques de fon Eglife. Mais il est trèsvrai-femblable que ces enfeignemens ne fe doivent entendre que des Offices divins Je veux dire que la fonction de ce Primicerius étoit de montrer aux inférieurs le chant & les cérémonies, afin que la décence & l'uniformité fuffent gardées dans l'Eglife. Ce Primicerius n'étoit donc à proprement parler que ce qu'eft aujourd'hui le Chantre: ce qui a été remarqué par Mr. du Cange.

Le Primicerius de l'Eglife de Mets; (on l'appelle Princier) & qui l'eft auffi de l'Eglife de Toul & de celle de Verdun ; ce qui eft remarquable; n'a pas cette fonction. C'est la prémiere Dignité du Diocéfe après l'Evêque. Et il préfide même aux Affemblées du Clergé à l'exclufion de l'Evêque: ce qui convient bien à fon nom: car Primicerius, c'est le premier; c'eft le Chef: primus in cera: c'est-à-dire in Catalogo : On trouve dans le Code Justinien, Primicerius Domefticorum & Protectorum Principis; Primicerius Fabricenfum; Primicerius Menforum; Primicerius facri Cubiculi; Primicerius Officiorum & Scriniorum Palatinorum.. Et dans Luitprandus, Petrus Primicerius Apoftolorum. On a dit de même Secundicerius, pour dire le fegond. Secundicerius Notariorum, dans le Code Théodofien, en la Loi 2. de Petitionibus. Voyez le Glosfaire de Mr. du Cange. On a dit auffi Capicerius d'où nous avons fait le mot de Chévecier. Et quoique, le Princier & le Chévecier foient deux Dignitez Eccléfiaftiques différentes, ces deux mots,. quant à l'étymologie, font de même fignification (1). C'eft pourquoi l'Auteur de l'Ancienne Verfion Françoife des Décrétales a traduit le Titre de Officio Primicerii par ces mots De l'Office de Chévecier. Le Princier, c'eft le premier de l'Egli

fe

[blocks in formation]

fe (2). Le Chévecier, c'eft celui qui a foin du chevet de l'Eglife: c'eft-à-dire, du fonds de l'Eglife depuis l'endroit où la cloture commence à tourner en rond. Dans le Nécrologe de l'Eglife de Paris de 1316: au 18. Juillet; ce qui m'a été indiqué par Mr. l'Abbé Chastelain, Chanoine de l'Eglife de Paris; le Capicerius eft appelé Capitiarius.

Après ce grand nombre de fautes qu'a faites en fix lignes Mr. Baillet dans l'Histoire Eccléfiaftique, je croi que mes Lecteurs font bien perfuadez qu'il eft peu informé de l'Hiftoire Eccléfiaftique.

J'oubliois à remarquer, (car j'écris ces Remarques avec beaucoup de précipitation) que Mr. Baillet ne peut s'excufer de la faute qu'il a faite d'appeler Béranger Theologal de Saint Martin de Tours, en difant qu'il l'a ainfi appelé, parcequ'il enfeignoit la Théologie dans l'Eglife de S. Martin de Tours. Ce qu'il a dit, qu'à la fonction du Théologal il y avoit une Prébende attachée, ne permet pas de douter qu'il n'ait entendu parler de nos Théologaux: pour la fubfiftance defquels l'Ordonnance d'Orléans a ordonné qu'on prendroit une Prébende.

Voici les termes de cette Ordonnance: En chacune Eglife Cathédrale, ou Collégiale, fera réservé une Prébende affectée à un Docteur en Théologie. L'Article 34. des Etats de Blois dit la même chofe. Et la Pragmatique Sanction: dont voici les termes: Taliter videlicet, quòd quilibet Collator ipfarum Præbendarum teneatur & debeat conferre Canonicatum & Prebendam quamprimum facultas fe obtulerit, & invenire poterit, &c.

XL.

Ignorance de Mr. Baillet dans la Jurifpru.

chaque ordre, de chaque claffe en quelque fonction que ce fût, Eccléfiaftique ou Séculière. On ne trouvera nulle part Capicerius en ce fens, mais feulement en celui qui a été marqué par M. Ménage. De Chef on a fait Chefet & chevet, en Latin Capitium, de Chefet & chevet on a fait Cheffecier & Chevecier, en Latin Capicerius ou Capitiarius, mais encore une fois on n'a jamais dit Capicerius pour in capite cerą, id eft, tabula fcriptus, & ainfi il n'eft pas vrai que ce mot, quant à l'étymologie, soit de même fignification que Primicerins

dence. Mr. Baillet ne fait ce que c'eft

JA

que le Livre des Bafiliques.

TAi fait voir dans la Remarque préce dante que Mr. Baillet avoit peu de connoiffance de l'Hiftoire Eccléfiaftique. Il n'eft pas plus favant dans l'Hiftoire du Droit. Cette Remarque le va démontrer. Il dit à la page 407. du 2. Tome, en parlant des traductions de Gentien Hervet, que Gentien Hervet a traduit les buit Livres des Bafiliques ou Conftitutions Impériales des Empereurs de Conftantinople. Mr. Baillet a fait ici autant de fautes qu'il a dit de mots. Il dit qu'il n'y a que huit Livres des Bafiliques: & il y en a foixante, & cet Ouvrage a été appelé ¿¿ynovтábibaos, c'est-à-dire, les foixante Livres: qui eft un titre qui a auffi été donné à la Collection des Livres d'Hippocrate: à la referve des Aphorismes, du Serment, & des Pronostiques: comme nous l'apprenons de Suidas dans l'éloge d'Hippocrate. Et l'on a encore appelé du même nom la Collection des Livres du Vieux & du Nouveau Teftament. Du moins, c'est ainsi que l'appelent Alexius Ariftinus, & Siméon le Logothéte dans l'Epitome du dernier Canon des Apôtres, imprimée dans la Bibliothéque du Droit Canon Ancien de Mr. Juftel & de Mr. Voël. Mais pour revenir aux Bafiliques, elles font appelées éžynovтácsBos_par Michaël Pfellus dans fon Synopfis Legum à l'Empereur Michel Ducas imprimé à Paris en 1632. chez Camufat par les foins de François Bofquet Jurisconfulte de Narbonne, depuis Evêque de Montpellier.

Πρὸς τέτοις μέρος πέφυκεν οι Νεαραὶ συντάξεις.
Ειτα συνοπτικώτερον τῷ Λέοντος βιβλίον,
Τὸ πᾶν ἑξηκοντάβιβλον, πάντας τες νόμως ἔχει.
Har-

2. J'avoue que le Princier, Primicerius, fe prend quelquefois pour le premier de l'Eglife. Dans les Cartulaires par exemple de l'Abbaie de S. Etienne de Dijon, l'Abbé eft quelquefois qualifié Primicerius, & il eft alors indubitable que ce mot fignifie le premier de l'Eglife, mais il eft indubitable auffi que Primicerius fe prend plus ordinairement pour le Chantre, & dans cette fignification Primicerius n'eft' que Primicerius Cantorum, & non pas Primicerius Ecclefia.

« AnteriorContinuar »